Luca Toscano, da Napoli al mondo. "I nostri effetti così speciali da essere reali" - la Repubblica

2023-03-08 14:40:39 By : Ms. syndra Mia

Artisti molto distanti fra di loro hanno una persona in comune, che annulla (quasi) i famosi "sei gradi di separazione". È Luca Toscano, un giovanissimo imprenditore napoletano di 26 anni, mago degli effetti speciali, che fra fumi, fiamme e raggi laser, segue i concerti di Maluma, cantautore colombiano in cima a tutte le classifiche mondiali, lo show di successo di Alessandra Amoroso Tutto accade a San Siro. E poi l'Eurovision song contest 2022, con le decine e decine di artisti presenti sul palcoscenico di Torino. Ma la lista degli show che portano la sua firma è infinita: nel 2021 con insieme all'azienda olandese Crowdled ha illuminato l'Ahoy Rotterdam Arena, con quasi 30mila braccialetti led. Poi c'è stata l'esperienza a X Factor 13, Italia's Got Talent (nona e decima edizione). E l'elenco potrebbe andare avanti a lungo.

Luca Toscano, lei è il Ceo di Artech, un'azienda che ha fondato nel 2015 a soli 19 anni. Esempio lampante che il modo di dire "l'età è solo un numero" a volte rappresenta la verità. "In realtà spesso qualcuno dice, riferendosi a me, 'dovevi parlare con lui a 15/16 anni'. Ovviamente è cambiata l'esperienza, è cambiato il vocabolario e tante altre cose. Però fondamentalmente facevo la stessa cosa che faccio oggi e avevo lo stesso entusiasmo. Ero veramente prematuro".

Come arriva agli effetti speciali? "Tra i vari servizi che lui forniva, c'era anche questo. Ma tutte le volte che ce li richiedevano nel Sud Italia, non riuscivamo a reperirli. Dovevamo prenderli da Milano, da Roma, perché c'erano poche aziende ed era sempre un problema".

Quanti siete nel mondo? "In totale una trentina di aziende. Ovviamente ce ne sono migliaia che dispongono di questa tecnologia, ma in realtà chi vuole farlo ad alti livelli deve proprio dedicarcisi tanto, perché è un lavoro che richiede molta artigianalità e tanta creatività. Parliamo di effetti speciali reali, che non sono quelli di post-produzione girati con il 'green' sullo sfondo. Quello è un altro mestiere. Noi, invece, il fumo lo facciamo davvero. Il nostro è fumo fisico".

Però capitano anche incidenti, come quello accaduto ad Alec Baldwin... "Quello è un problema americano, qui sono più attenti"

Comunque questi tubi, raccordi, liquidi, eccetera hanno bisogno di input, di consolle, di computer... "Assolutamente sì. C'è tutta la parte di tecnologia che fa parte del mondo della programmazione e che viene fatta da persone. E alcuni, in effetti, sono un po' nerd".

Tornando agli effetti di Eurovision: erano molto belli i fuochi sul palco. Ma se un artista capitava su una di quei getti, si sarebbe fatto male? "Sì. Sono fiamme vere. E se una persona si trova in direzione dello sparo si fa molto male".

E che precauzioni prendete? "Ne prendiamo molte. Partiamo da formazione e informazione: prima di iniziare a provare - e parliamo di centinaia di artisti - le persone sono al centro del palco e le vedono, sanno che sono lì. Ovviamente sono professionisti e quindi sanno che si devono tenere a una determinata distanza durante la performance. Quindi provano, due, tre volte, senza effetti speciali. Durante queste prove viene fatta un'attività di osservazione da parte di quelli che noi definiamo 'spotter'. Queste persone sono tutte in contatto fra loro tramite una tecnologia, che permette a tutti di parlare e ascoltare contemporaneamente. È lo stesso sistema usato dai piloti di Formula uno per tenersi in contatto con i loro tecnici".

Un'attività lunga... "Gli 'spotter' osservano la performance senza effetti speciali e non solo devono tener conto delle luci, della posizione degli artisti, ma soprattutto della posizione dei bracci delle telecamere. Perché c'è il rischio che anche quelle si mettano in rotta di collisione. Poi sopra c'è una camera che si chiama 'spider' e anche quella potrebbe trovarsi al posto sbagliato. Quindi si guarda tutta la performance. Dopo di che, si prendono le note, si apportano eventuali correzioni e gliela si fa rifare. Quando ci sentiamo sicuri si esegue la prima prova con gli effetti e poi così si prova ancora tante altre volte".

Cosa succede se qualcuno dovesse improvvisamente fare diversamente da quanto è stato stabilito nelle prove? "Ci sono tutta una serie di dispositivi di sicurezza, anche radio. Nel caso di Eurovision, noi avevamo accesso a tutte e 24 le telecamere e avevamo una persona dedicata solo a una telecamera di sicurezza con vista dall'alto. Quindi al segnale, che è un semplicissimo 'stop-stop', automaticamente, con un tempo di reazione che è quello umano di un secondo, si interrompe tutto. Questo per quanto riguarda le fiamme".

E per gli effetti pirotecnici? "In quel caso c'è un sistema americano che prevede il consenso dell'operatore: bisogna tenere premuto un pulsante per tutta la durata della performance, nel momento in cui rilascia quel pulsante si interrompe tutto. Quindi, per riassumere: c'è una componente di prove, di osservazione e di tecnologia. Il tutto basato sulla comunicazione. L'unione di tutti questi elementi permette di ottenere uno show sicuro".

In quanti siete ad operare? "Nel caso di Eurovision eravamo una ventina".

E che ruolo avete avuto nel processo creativo dello show di Torino? "Eurovision è particolare, perché noi non decidiamo nulla della performance della delegazione, ma non decidono neanche la regia, le luci o il video. Ogni delegazione ha un suo team creativo, composto da registi e da altre persone che ci danno dei feedback, ci fanno delle richieste. Quindi c'è una persona che recepisce queste informazioni e le traduce dal linguaggio artistico al linguaggio tecnico e le fa fare ai nostri programmatori e operatori, per essere pronti per la prova successiva".

Per produrre i vostri effetti speciali, quanto materiale avete consumato? "Abbiamo utilizzato 740 bombole di CO2 e 1228 litri di fluidi infiammabili".

Ma consumate come un Jumbo? "No, in realtà una fiammata consuma pochi millilitri. Il punto è che, quando un Paese arriva in finale, fra esibizioni e prove quella delegazione si è esibita 12, forse 13 volte. Non solo perché c'è la prima semifinale, la seconda semifinale e la finale, ma perché ci sono tutta una serie di prove che la delegazione fa durante il mese di preparazione del programma. Si parte da prove in cui non c'è ancora neanche la delegazione, ma noi intanto proviamo con dei figuranti".

Prossimi progetti? "È un'estate molto piena. Stiamo recuperando le date cancellate nel 2020 con eventi in Italia, Europa e America Latina".

Dopo i mesi duri e bui del lockdown state ripartendo bene. "C'è una ripartenza frenetica, con una domanda maggiorata. Io avrei preferito fare le cose in maniera più soft. Però cercheremo di tenere testa a tutte le richieste".